Appuntamento domenica 12 febbraio, nella stazione di Napoli Centrale, con il Reggia Express, il treno storico della Fondazione FS che, dopo il grande successo registrato all’esordio, ripropone il suggestivo viaggio su vagoni d’epoca per condurre i partecipanti alla Reggia vanvitelliana.
Sarà, quella di domenica prossima, la prima delle nuove otto corse, programmate nel 2017 sull’itinerario Napoli – Caserta, che consentirà ai passeggeri non solo di vivere l’emozione di un viaggio d’altri tempi, ma di poter visitare uno degli edifici più affascinanti del mondo.
L’iniziativa, realizzata anche grazie al contributo della Regione Campania, si ripeterà nel corso dell’anno con cadenza mensile, con la sola esclusione dei mesi di luglio, agosto e dicembre.
Come già per il Pietrarsa Express, l’altro convoglio storico che in oltre un anno di attività ha trasportato tremila visitatori al Museo Ferroviario di Pietrarsa, anche per questo itinerario la Fondazione FS Italiane prevede un alto numero di adesioni.
I biglietti, che includono visita alla Reggia con ingresso prioritario, sono acquistabili su tutti i canali di vendita Trenitalia.
La Campania, dunque, si appresta a diventare la regione più gettonata sotto il profilo del turismo ferroviario, formula che trova un crescente apprezzamento nel nostro Paese dopo essersi affermata in Inghilterra, dove è nata.
La composizione del Reggia Express
Il Reggia Express, trainato dalla locomotiva elettrica E626.428, è formato da carrozze tipo “Centoporte” , così chiamate per la presenza di una porta di accesso in corrispondenza di ogni scompartimento, e da vetture “Corbellini” che prendono il nome dal suo ideatore.
La Locomotiva E626
Le locomotive a 3000V c.c. del gruppo E626, progettate nel 1926 e prodotte in 448 esemplari su tre differenti serie dal 1927 al 1939, risulteranno essere dei veri e propri “muli della rotaia”. Nacquero come locomotive destinate a diversi ruoli, ma con l’entrata in servizio delle E428, molto più veloci e potenti, saranno adibite principalmente al traino dei treni merci, di quelli viaggiatori locali ed alle “spinte” in coda ai convogli pesanti sui tratti acclivi.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, alcune di queste macchine si ritroveranno disseminate in varie parti d’Europa, cosicché diciassette resteranno in Jugoslavia e saranno acquisite da quelle ferrovie, mentre altre quattro andranno a incrementare il parco rotabili cecoslovacco. Dismesse dall’esercizio nel 1999, ad oggi diciotto esemplari (alcuni di proprietà FS, altri invece di reti concessionarie) risultano tuttora in piena efficienza e trovano utilizzo alla testa dei treni storici o in coda agli stessi, in sussidio alla trazione a vapore.
Nella cinematografia italiana le locomotive di questo gruppo appaiono in molte pellicole. Ad esempio, questa tipologia di locomotiva fu protagonista nel film “Il rapido delle 13.30” di Ruggero Deodato (1972) dove la macchina è ripresa anche al suo interno durante la corsa. In “Accadde tra le sbarre” di Giorgio Cristallini poi, un’ altra E626 è catturata alla testa di un treno che corre sulla Roma-Pescara, in una delle scene più lunghe del film. Per finire, un’altra E626 è inquadrata nel film “La stazione”, pellicola di Sergio Rubini del 1990.
Carrozza “Centoporte”
Le carrozze del tipo “Centoporte”, progettate nel 1928 e costruite a partire dal 1931 e fino al 1951 (con una pausa fra il 1940 e il 1947), furono le prime vetture italiane realizzate in cassa metallica, anziché in legno. Con una capacità di settantotto posti a sedere, dotate di impianto di riscaldamento a vapore o elettrico, erano concepite per soddisfare l’elevata domanda di mobilità su tratte particolarmente frequentate. Proprio per agevolare le operazioni di salita e discesa dei viaggiatori, erano dotate di porte distribuite per tutta la lunghezza delle fiancate, che potevano arrivare fino a dieci per ciascun lato.
Questa tipologia di carrozze fu riclassificata con la denominazione attuale nel 1956, in occasione dell’abolizione della terza classe dai treni italiani. La colorazione originale delle prime vetture Centoporte era il “verde vagone”, abbandonato in favore del “castano Isabella” nel 1935 e del “castano semplice” nel 1963. Gli anni Settanta vedranno queste vetture nella loro ultima tonalità prima della dismissione, quella “grigio ardesia”.
Ad oggi sopravvivono ancora cinquantadue esemplari delle diverse serie prodotte e tutti sono utilizzati nelle composizioni dei numerosi treni d’epoca, che la Fondazione delle Ferrovie dello Stato Italiane organizza ogni anno lungo itinerari di grande valenza storica e paesaggistica. Queste vetture sono, in assoluto, le più filmate nella storia della cinematografia nazionale.
Carrozza Corbellini
Costruita tra tra il 1948 e il 1963 fu utilizzata fino agli anni ottanta. Il nome deriva da quello del ministro dei Trasporti nel periodo della ricostruzione post-bellica , Guido Corbellini che le progettò e ne ordinò la costruzione.
Inizialmente concepite come vetture di terza classe, furono riclassificate come vetture di seconda (o miste prima/seconda) a seguito dell’abolizione della terza classe in tutta Europa avvenuta nel 1956. Erano caratterizzate da una doppia porta di accesso ad un vestibolo centrale e i sedili interni, in legno come sulle Centoporte, erano ricoperti da una imbottitura sul poggiatesta e, successivamente, in alcuni esemplari anche sul piano di seduta. Le carrozze Corbellini offrivano da 59 a 92 posti, il riscaldamento era a vapore o elettrico.